Le pietre bianche del selciato
Prendono fuoco con il tramonto.
Una vecchia vestita d’azzurro
Siede su una sedia tarlata e mangia una mela
Ha un occhio nero e l’altro verde
E le mani piccole e i capelli bianchi
È nodosa come un tronco d’ulivo
E guarda i gatti sdraiati a prendere il sole
Forse con qualche rimpianto.
Si riavvia i capelli con una mano
E mastica piano, aspettando la sera.
Più in là, un signore grasso legge il giornale
Seduto al tavolino di un bar del corso
Ma più che leggerlo, ne legge i titoli
Ha pochi capelli e la pelata lucida come una biglia
Ha i pantaloni grigi e sbiaditi
E gli occhiali sulla punta del naso
Il suo volto è giallo di itterizia
E le sue scarpe lucide brillano al sole.
Il signore chiude il giornale, lo arrotola
E lamenta che il suo amaro è troppo freddo.
Vicino alla chiesa, una signora vestita di nero
Parla con la sua vicina di casa
Ha il muso allungato e sembra un cane da caccia
Ha i capelli rossi raccolti in una treccia
Fatica a stare sui tacchi e si aggiusta la gonna.
La sua vicina di casa è sorda
L’apparecchio non si nota sotto i suoi capelli grigiastri
E stringe gli occhi quando parla
È piccola e ha un occhio guercio
Ma nel paese conosce tutti, dicono sia una maga.
Ma nella galleria io sono un quadro senza senso
Uno squarcio nella tela
Che fende lo spazio per ritrovarne un altro
Ancora più immenso
Sono un errore di battitura che rende tutto inestimabile
Oppure semplicemente sbagliato.
Dipende da come si guarda la faccenda.
Io non faccio, non parlo, non scrivo
Ma sono
Non vi sembra assurdo?
Nessun commento:
Posta un commento